mercoledì 30 novembre 2011

Il peggio deve ancora avvenire?

Stiamo apprendendo dai giornale le prime indiscrezioni sul tanto acclamato "Decreto sviluppo" che in neo Presidente del Consiglio Mario Monti con la sua squadra, è ormai pronto ad emanare.
Quello che trapela sono un insieme di norme che di "eccezionalità e equità" hanno ben poco. 
Infatti sarebbero dovute essere delle norme così dette transitorie necessarie per superare il difficilissimo momento che stà  attraversando adesso il nostro paese. 
Dovevano essere eque, cioè avrebbero dovuto prelevare le risorse necessarie da chi più ha!
Aveva anche parlato di riforme concordate con le parti sociali ( i sindacati)...
Scordatevi tutto questo!!!
Saranno in realtà della norme che a quanto trapela fin'ora, andranno ad impattare in maniera violenta e catastrofica su di NOI, operai, pensionati, giovani e lavoratori dipendenti.
Si parte con le soliti ma già ampliamente annunciate nuove tasse, la così detta I.M.U. (imposta municipale unica) che va ad accorpare la vecchia ICI e le altre imposte comunali (TARSU), ma il tutto maggiorato poichè i comuni dovranno andare a ritoccare gli estimi catastali, cioè il valore legale delle nostre abitazioni, anche se prima casa!.
Il fondo si toccherà con la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. Qui bisogno fare dei piccoli passi indietro per fare bene chiarezza. 
Ma iniziamo prima dalle pensioni.
La nuova normativa, poichè si parla di normativa e non di proposta, prevederebbe il blocco del ricalcolo delle pensioni, in pratica vuol dire che i nostri padri-madri o nonni/e non avranno gli aumenti delle pensioni. E' come se a noi non rinnovassero i contratti collettivi, uguale meno soldi a fine mese per sempre!!
Poi c'è la parte per noi più dolorosa, quella che prevederà un nuovo metodo ai fini del calcolo per andare in pensione. attualmente si può andare in pensione o con 40 anni di contributi o con la somma dell'età anagrafica con gli anni di contributi avendo almeno 60 anni e 35 anni di contributi. La norma dovrebbe prevedere l'ingresso della pensione solo ed esclusivamente superati a 42 anni di contributi interamente versati (quindi 43) in concomitanza di una finestra mobile che parte dai 62 anni di età e arriva a 67!.
Per la riforma del mercato del lavoro bisogna partire dal 2008, dove CGIL CISL e UIL in maniera unitaria stavano trattando con il governo una proposta comune di riforma degli assetti contrattuali, di punto in biancho nel 2009 dopo un incontro segreto a Villa Certosa, la CISL e la UIL firmano in maniera separata un accordo con il governo completamente diverso da quello che stavano trattando fino a poche ore prima. Accordo fortemente contestato dalla CGIL ma anche da più di 3 MILIONI di lavoratori, poichè da la possibilità di modificare le leggi dei CCNL in base alle esigenze industriali anche se con dei limiti, in sostanza si cambiavano le regole del lavoro per " incentivare" la competitività dell'azienda. Frutto di quella firma messa da cisl e uil fu il famigerato "accordo di pomigliano". 
Dico questo poiché il governo vorrebbe per legge obbligare tutte le aziende a sottoscrivere accordi del genere legando non solo le parti variabile alla produttività (premio di produzione), ma una parte consistente di tutto il salario.
Naturalmente per completare il quadro le aziende hanno bisogno di una RSU che firmi l'accordo. Fin'ora CISL e UIL non si sono fatti scrupoli.
La decisione è anche nelle nostre mani. 


RIMANE LA CONSAPEVOLEZZA CHE SOPRATTUTTO NELL'ULTIMO PERIODO SOLTANTO LA CGIL E' RIMASTA FEDELE AI PROPRI IDEALI E PRINCIPI FONDATI SULLA DIFESA DEI DIRITTI DEI LAVORATORI.

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