domenica 30 ottobre 2011

Assemblea CGIL

Per il giorno giovedì 03 Novembre la  RSU-CGIL ha indetto una assemblea retribuita che ha come ordine del giorno la situazione aziendale.

giovedì 27 ottobre 2011

Lettera a UE: CGIL, norme contro lavoro, reagiremo con forza


Misure da incubo e a senso unico”
27/10/2011  | Politiche del lavoro Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
“Norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all'interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità”. Così la CGIL bolla la lettera presentata ieri dal premier Berlusconi al vertice di Bruxelles per salvare il paese dalla crisi, annunciando che “il sindacato reagirà con la forza necessaria”.

“Se l'obiettivo è assumere e non licenziare il governo mandi subito una raccomandata urgente a Bruxelles dicendo che si è sbagliato”, osserva il Segretario Confederale CGIL, Fulvio Fammoni, nel sottolineare che “l'Europa accetta per non far sprofondare le borse e soprattutto per commissariare, non più solo politicamente ma di fatto, il nostro paese. Ecco il risultato di un governo non più credibile per nessuno e dannoso per l'Italia. Come nel paese dei balocchi si scrive che 'il governo trasformerà le aree di crisi in aree di sviluppo', siamo al ridicolo”.



Nel merito delle proposte contenute nella lettera, Fammoni osserva: “Oltre alla propaganda, poiché la lettera è chiaramente non un programma di governo ma il futuro manifesto elettorale del partito di Berlusconi, lo sviluppo è inteso solo come: libertà di licenziare con una disoccupazione reale ben oltre il 10%; il termine 'efficienza dell'impresa' significa libertà di licenziare per ogni evenienza, una specie di istigazione a delinquere verso un sistema produttivo in cui gli ammortizzatori sono a fine corsa; punire ancora i lavoratori pubblici, con un governo che ha già programmato il licenziamento di altri 200 mila precari nei prossimi 3 anni con in più mobilità obbligatoria e cassa integrazione, cioè meno lavoro e ulteriore drastico taglio dei servizi; intervenire sulle pensioni, in particolare contro le donne il mezzogiorno”.


Ciò di cui non c'è traccia invece, precisa il dirigente sindacale, “è la lotta al sommerso o l'introduzione Patrimoniale. E' evidente l'unidirezionalità delle scelte che punta a far diminuire la pressione del sistema delle imprese che, pensando in modo avaro di essere al riparo da questi provvedimenti, si scordano cosa detto fino a ieri e danno un giudizio positivo. Il sindacato, nessuno si illuda e mi auguro unitariamente, reagirà con la forza necessaria - conclude Fammoni - per non far varare queste norme ingiuste”.

mercoledì 26 ottobre 2011

Lettera UE: Pensione a 67 anni e licenziamenti facili

Bocciature a raffica dalle opposizioni e dalla Cgil – che invita alla mobilitazione generale - alla lettera del Govenro alla Ue. A partire da un gruppo di senatori Pd (Tamara Blazina, Rita Ghedini, Paolo Nerozzi, Achille Passoni, Giorgio Roilo e Tiziano Treu) che esigono che Sacconi riferisca in Parlamento sull'attacco alle tutele dei lavoratori. 


CAMUSSO: ENNESIMO ATTACCO, MOBILITAZIONE UNITARIA 
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso invita alla mobilitazione: «A giudicare dalle indiscrezioni, lo spirito riformatore del governo si traduce in un ennesimo attacco, sui licenziamenti, sul lavoro precario, sulle pensioni, che colpiscono in particolare le donne e il mezzogiorno. Siamo per proporre a tutti un'iniziativa di mobilitazione unitaria».

DAMIANO: LETTERA DEL TUTTO NEGATIVA
Cesare Damiano del Pd legge le anticipazioni della lettera e, riservandosi di leggere il testo ufficiale, e la definisce allarmante: «Una ventata di deregolamentazione sul lavoro e sullo stato sociale al quale bisogna assolutamente opporsi». «Un quadro estremamente negativo: ci sono delle promesse fatte all'Europa e come uniche misure concrete quelle di rendere i licenziamenti più liberi e di aumentare l'età della pensione a 67 anni dal 2026. C'è un accanimento sui lavoratori e sui pensionati che la dice lunga sul profilo di questo governo che salva i patrimoni e le rendite e si accanisce sui più responsabili che sono anche i più deboli».

DI PIETRO: PAGANO I DEBOLI, CHIUDERE LEGISLATURA
Secondo il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, «per questo governo ladro a ripianare i conti devono essere i lavoratori, i precari e le fasce deboli e non gli approfittatori e gli evasori della Casta. Ancora una volta, il governo non vuole la pace ma lo scontro sociale. È estremamente necessario che chi ha forza, responsabilitàsenso delle istituzioni, anche all'interno di questo Parlamento, spenga la luce e faccia finire la legislatura prima che lo scontro aumenti».



Queste non sono che le prime reazioni che ha scaturito la lettera che il governo Italiano ha inviato alla UE stamani. Lettera che dovrebbe servire per convincere i partners europei della nostra affidabilità e capacità di crescita e sviluppo, necessarie per uscire dalla crisi.
In realtà più che un piano per la ripresa è un elenco di provvedimenti che il governa si impegna a varare entro un tempo non ben definito!!! Questo come può dare fiducia ai mercati ed ai capi di stato stranieri???
Come può aumentare la crescita andare più tardi in pensione??!!
Come può aiutare la ripresa la distruzione selettiva dell'istruzione, partendo dalla scuole dell'obbligo basate sulle prove INVALSI, fino ad arrivare alle università pubbliche messe in competizione con quelle private (private ma ricevono sovvenzioni dalla Stato come quelle pubbliche)??
Come si può sviluppare la crescita INCENTIVANDO I LICENZIAMENTI!!!!!!


Noi siamo pronti a mobilitarci per rimarcare i nostri NO a quelli che sembrano più dei "piani criminosi"  atti a differenziare ancora di più quel divario già esistente tra operai e ricchi.
ORA BASTA CHE I SOLDI LI CACCIASSERO LORO!!!!!
Speriamo che insieme alla CGIL che da sempre è in prima linea a difesa dei lavoratori, ci siano anche gli altri sindacati.   

martedì 25 ottobre 2011

Incontro RSU fermata macchine

Oggi la Direzione aziendale ha convocato la RSU per delle comunicazioni urgenti.
L'Azienda, rappresentata oltre che dal Direttore e dal capo del personale, anche dal Dott. Mastrovito in qualità di responsabile degli HR per il centro-sud, ha dichiarato l'intenzione di procedere ad una fermata macchine a partire dalla prossima settimana per motivi, a loro detta, commerciali derivati da una flessione nel mercato del "food".
I tempi ed i metodi della fermata, che interesserà più macchine, verranno meglio specificati in un imminente comunicato da parte della RSU.
Possiamo soltanto aggiungere qualche considerazione del tutto personali sulla metodologia messo in campo dall'azienda che ci lascia intendere oltre che una totale sudditanza nei confronti dei vertici "stranieri", anche una scarsa sensibilità verso i propri dipendenti fissi o precari che siano.
Ma questo d'altronde è l'opinione della CGIL

Pensioni: CGIL, governo non credibile per fare riforme


Per la Confederazione non sono più tollerabili gli attacchi del Governo alle pensioni e ai lavoratori “l'attacco al lavoro ormai è insopportabile ed ogni ulteriore intervento sulle pensioni noi lo contrasteremo con decisione”. Ora bisogna guardare alle cose importanti da fare: “reperire le risorse nei patrimoni e nelle grandi ricchezze, per dare prospettive di crescita e di occupazione ad un Paese che si sta trascinando sull'orlo di un baratro”
25/10/2011  | Welfare Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
“Non sarebbero tollerabili mediazioni nel governo che ripartissero dall'accanimento sulle donne, già abbondantemente messo in atto nei mesi scorsi”. Lo afferma Vera Lamonica, Segretaria confederale della CGIL con delega alle politiche previdenziali, che sottolinea come “l'attacco al lavoro ormai è insopportabile ed ogni ulteriore intervento sulle pensioni noi lo contrasteremo con decisione”.

Il sistema, ricorda Lamonica “è stato troppe volte toccato e ritoccato; le età reali e legali di pensionamento sono già allineate quando non superiori, col resto d'Europa ed i tagli sulla previdenza sono stati utilizzati più volte in tutte le manovre”. I lavoratori dipendenti, prosegue la dirigente sindacale della CGIL “hanno già dato, ed ora è incredibile che non si guardi alle cose davvero importanti che si devono fare”, ossia “reperire le risorse laddove ci sono, nei patrimoni e nelle grandi ricchezze, per dare prospettive di crescita e di occupazione ad un Paese che si sta trascinando sull'orlo di un baratro”.
Lamonica punta il dito contro il Governo “incapace e screditato oltre ogni limite – insiste - non è credibile per affrontare qualunque discorso di riforma. Le riforme – avverte - si fanno per dare futuro al Paese, per risolverne i problemi e per introdurre maggiore equità dove, come anche nel sistema previdenziale, permangono iniquità e storture”.

Nel concludere Vera Lamonica afferma che “se proprio si vuole iniziare un percorso di riforme allora si guardi alle sperequazioni che ci sono, per esempio alle differenze di aliquota tra lavoratori dipendenti ed autonomi ed al fatto che i lavoratori dipendenti e parasubordinati, condannati questi ultimi probabilmente ad un futuro pensionistico molto scarso, ripianano il debito delle gestioni previdenziali di autonomi e dirigenti d'azienda. Il resto – conclude - è vessazione del lavoro dipendente, discriminazione, semplificazione e propaganda”.

giovedì 20 ottobre 2011

Rinnovo RSU
Dopo la pressione del Comitato degli Iscritti, la RSU ha finalmente attivato la procedura per indire nuove elezioni. 
Ora la palla è passata ai lavoratori che tra poco saranno chiamati a decidere chi rappresenterà i loro interessi. 
Noi ci sentiamo in dovere di rimarcare l'importanza di questa decisione troppo spesso affidata al caso o peggio ancora, basata solo sulla simpatia e non sulle capacità sindacali o la serietà delle persone.
La CGIL ormai da tempo ha effettuato un taglio netto e radicale voltando pagina, emarginando quelle persone che erano al loro interno solo per fini personali, creando una squadra di Lavoratori seri che credono nei valori del sindacato e nel Lavoro.  

Governo: Camusso, vogliono una politica per ricchi. E' nostra la battaglia di libertà
In una intervista al quotidiano 'l'Unità', il Segretario Generale della CGIL commenta la manifestazione di e i violenti scontri di sabato scorso: "Sabato una grande domanda di futuro. Ma sul no alla violenza bisogna essere espliciti. Per cambiare le cose non serve un governo d'emergenza" » CGIL, 3 dicembre manifestazione nazionale a Roma
20/10/2011 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
Una antica questione: il discrimine violenza-non violenza. «No, su questo, contro la violenza, non si transige», dice Susanna Camusso, Segretaria della CGIL, ieri a Berlino, dove si è discusso di due Risorgimenti, assai vicini negli anni, quello italiano e quello tedesco.

Il commento di Susanna Camusso arriva a qualche giorno di distanza dal sabato romano e dopo gli annunci del ministro degli Interni, denunciando da un lato la strumentalizzazione, dall'altro però il limite «di una discussione non condotta sino in fondo».

Che cosa si sarebbe dovuto fare? È stata comunque una grande manifestazione... 
«Una manifestazione straordinaria per la partecipazione di giovani e di meno giovani, un grande popolo di studenti, di precari, di disoccupati, di gente stanca, un popolo tutt'altro che ripiegato su se stesso, sulle vicende italiane, capace invece di guardare al resto del mondo, non genericamente critico ma pronto a contestare quelle soluzioni, tra banche mondiali e finanza globale, che non sono soluzioni per il futuro, mentre la domanda fondamentale è proprio: quale futuro ci aspetta? Però poi ci siamo imbattuti anche nell'altra faccia della manifestazione, faccia che si è delineata a partire da un punto non risolto: proprio il discrimine violenza non violenza. Credo che nell'organizzazione di quella giornata si sia naturalmente riflettuto su questo, ma lasciando qualcosa in sospeso, come si può dedurre da quanto è accaduto. Con le conseguenze che sappiamo: che si è oscurato il senso della protesta, nonostante il tentativo della maggioranza assoluta dei manifestanti di distinguersi dai violenti, e che è andata persa quella domanda, quale futuro?, che esprime volontà di costruire, non di distruggere. Da quella domanda bisogna che si ricominci, ciascuno ovviamente per la sua parte di responsabilità. Noi siamo il sindacato, abbiamo compiti nostri, non mettiamo il cappello su un movimento che è di tanti soggetti, fortunatamente, con i quali interloquire. Ma la discussione sulla violenza deve essere ripresa e in modo assolutamente esplicito. Non possiamo ripassare attraverso tragiche storie del passato».

Non possiamo neppure consentire che una manifestazione democratica venga impugnata da qualcuno, magari da un ministro, come questione di ordine pubblico... 
«Eppure, come è evidente, è successo proprio questo. L'effetto era scontato. Alemanno e Maroni non hanno perso un attimo, oscurando un principio fondamentale in ogni democrazia e della nostra Costituzione: la libertà di manifestare il proprio dissenso, purché venga rispettato il principio della non violenza. Maroni ha escogitato questa idea delle fideiussione, così può manifestare solo chi ha i soldi e i disoccupati non potrebbero mai manifestare. Può sembrare un'idea strana, ma corrisponde a una loro logica, di destra: la politica sulla base del censo... Cioè: può candidarsi chi ha i soldi, farsi eleggere chi ha i soldi, manifestare infine chi ha i soldi. C'è un altro aspetto: tra i cittadini e lo Stato s'è stabilito un patto, per cui si pagano le tasse per godere in cambio di alcuni servizi, compreso quello che dovrebbe garantire l'ordine pubblico. Anche in questa negazione (o ignoranza) del patto di cittadinanza, vedo una loro coerenza: visto che ti lascio evadere le tasse, pagami poi il servizio eventuale».

Si potrebbe aggiungere: così pagano sempre i soliti. Comunque c'è stato, anche da parte del governo, un deficit di previsione.
«Ora denunciano la violenza organizzata. Lo dice il ministro. Non si capisce perché non abbiano tentato di individuare prima la macchina di questa organizzazione, invece di immaginarsi dopo misure repressive che non risolvono nulla».

Senza soldi che decreto sulla crescita potrebbe mai essere? 
«La verità è che non vogliono mettere mano a una politica di giustizia fiscale, che sarebbe anche una politica di giustizia sociale. Adesso si inventano il concordato, che è un altro condono, cioè un altro modo per premiare l'evasione. D'altra parte Berlusconi ci ha fatto sapere che non gli piace la patrimoniale...».

Teme di dover pagare lui più di tutti. 
«C'è di mezzo anche il conflitto di interessi, infatti. Non vuole la patrimoniale anche perché, da furbo, non vuole scontentare lo zoccolo duro del suo elettorato, che ha sempre premiato. Paghino gli altri: la diseguaglianza è la tragedia di questo Paese, diseguaglianza tra ricchi e poveri, diseguaglianza tra Nord e Sud, tra chi paga le tasse e chi no. Ma Berlusconi non ha fretta. Lui ha fretta solo per il processo breve e ha dimostrato di poter nominare in pochi minuti due viceministri e due sottosegretari».

Ancora ieri abbiamo ascoltato un altro richiamo di Napolitano. 
«Il presidente sta compiendo uno sforzo straordinario per riportare il Paese nella giusta direzione».

Un governo d'emergenza nazionale potrebbe essere la direzione giusta? 
Il problema non è Berlusconi. Il problema sono le politiche che il suo governo ha espresso. Un governo d'emergenza, un governo di tecnici, rischia di muoversi nella continuità. Lo stato del Paese dice che è necessaria un'altra politica, che è necessaria una rottura. C'è solo un modo per scegliere quale politica: ridare il voto ai cittadini».

Si, però, davanti all'urna, qualcuno può chiedersi: dove sta l'alternativa? 
«Intanto non dobbiamo lasciarci suggestionare dal ritornello che ci stanno cantando all'infinito governo, maggioranza, certa stampa, in varie versioni: tanto sono tutti uguali. C'è un difetto all'origine in questa affermazione: un conto è stare al governo, un conto è vivere all'opposizione. Quindi inviterei tutti a rifuggire dal mito del leader. Quella del leaderismo è una cultura imposta da questo centrodestra e da Berlusconi, inclini al populismo. Prima non viene il leader, prima viene la politica. Basta con i candidati che si candidano a vicenda e che si silurano a vicenda. Avviare un processo democratico: questo bisogna fare».

L'economista Giavazzi sul Corriere vi ha messo in compagnia della Confindustria: due corporazioni che si sorreggono a vicenda. 
«Dovrebbe dirci dove noi del sindacato avremmo peccato di corporativismo. Chi ha sempre pagato i conti? I lavoratori e il sindacato dei lavoratori. Il giudizio mi sembra ingeneroso anche nei confronti di Confindustria: in vario modo il sistema produttivo ha cercato di reagire alla crisi».

Ma la vostra ricetta è diversa da quella di Confindustria? 
«Profondamente. Loro insistono sulla riforma delle pensioni e sull'innalzamento dell'età pensionabile. Noi insistiamo sui giovani e sulla necessità di far posto ai giovani».

Lasciamo stare Marchionne? Sembra un disco rotto... 
«Finora ha solo chiuso stabilimenti. Siamo qui ad aspettare gli investimenti». 

mercoledì 19 ottobre 2011

Rinnovo RSU

Come avete potuto leggere dalla bacheca CGIL, il comitato degli Iscritti ha scritto alla RSU chiedendo l'attivazione della procedura per indire nuove elezioni.
Siamo convinti che sia arrivata ormai l'ora per questa RSU che , come già scritto sul comunicato, vede una RSU praticamente menomata dalla sua costituzione, poiché due elementi su sei si sono defilati fin dalle prime battute.
Ci riferiamo per l'esattezza al delegato eletto tra le file della CISL e quello della UGL.

Siamo convinti che oggi più che mai la RSU debba essere costituita da persone serie e responsabili che si mettano al servizio della collettività, e non di loschi individui che sfruttino il loro ruolo per fini personali deridendo e offendendo chi in loro ha riservato speranze donandogli il voto.

La CGIL e i suoi uomini sono sempre al servizio dei lavoratori e del lavoro.