martedì 25 ottobre 2011

Pensioni: CGIL, governo non credibile per fare riforme


Per la Confederazione non sono più tollerabili gli attacchi del Governo alle pensioni e ai lavoratori “l'attacco al lavoro ormai è insopportabile ed ogni ulteriore intervento sulle pensioni noi lo contrasteremo con decisione”. Ora bisogna guardare alle cose importanti da fare: “reperire le risorse nei patrimoni e nelle grandi ricchezze, per dare prospettive di crescita e di occupazione ad un Paese che si sta trascinando sull'orlo di un baratro”
25/10/2011  | Welfare Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
“Non sarebbero tollerabili mediazioni nel governo che ripartissero dall'accanimento sulle donne, già abbondantemente messo in atto nei mesi scorsi”. Lo afferma Vera Lamonica, Segretaria confederale della CGIL con delega alle politiche previdenziali, che sottolinea come “l'attacco al lavoro ormai è insopportabile ed ogni ulteriore intervento sulle pensioni noi lo contrasteremo con decisione”.

Il sistema, ricorda Lamonica “è stato troppe volte toccato e ritoccato; le età reali e legali di pensionamento sono già allineate quando non superiori, col resto d'Europa ed i tagli sulla previdenza sono stati utilizzati più volte in tutte le manovre”. I lavoratori dipendenti, prosegue la dirigente sindacale della CGIL “hanno già dato, ed ora è incredibile che non si guardi alle cose davvero importanti che si devono fare”, ossia “reperire le risorse laddove ci sono, nei patrimoni e nelle grandi ricchezze, per dare prospettive di crescita e di occupazione ad un Paese che si sta trascinando sull'orlo di un baratro”.
Lamonica punta il dito contro il Governo “incapace e screditato oltre ogni limite – insiste - non è credibile per affrontare qualunque discorso di riforma. Le riforme – avverte - si fanno per dare futuro al Paese, per risolverne i problemi e per introdurre maggiore equità dove, come anche nel sistema previdenziale, permangono iniquità e storture”.

Nel concludere Vera Lamonica afferma che “se proprio si vuole iniziare un percorso di riforme allora si guardi alle sperequazioni che ci sono, per esempio alle differenze di aliquota tra lavoratori dipendenti ed autonomi ed al fatto che i lavoratori dipendenti e parasubordinati, condannati questi ultimi probabilmente ad un futuro pensionistico molto scarso, ripianano il debito delle gestioni previdenziali di autonomi e dirigenti d'azienda. Il resto – conclude - è vessazione del lavoro dipendente, discriminazione, semplificazione e propaganda”.

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